Eveline Amberton
Raccolto il grosso sacco che conteneva tutti i miei averi e la tracolla della tastiera seguii Lain fino alla porta di legno del locale gettando un'occhiata divertita alla cameriera, che guardandomi lucidava un bicchiere inferocita.
La strada era desolata come prima ma mi sembrava un po' più riconoscibile, mi stavo orientando abbastanza bene per tutti quei quartieri e stradine con case di cemento e pietra addossate agli angoli della strada.
Un vento fresco portava un odore di verdura e di spezie che divenne sempre più forte con l'incedere sicuro del ragazzo per la strada.
Lo seguivo con fiducia, contenta che finalmente qualcuno mi potesse guidare e che io me ne potessi stare tranquilla sotto la sua ala di protezione.
Le bancarelle, a ridosso dei muri delle case, erano in piena attività e la gente si accalcava sui banconi in legno gremiti di ortaggi, frutta e pesce, che sembrava marcire inesorabilmente nella puzzolente cassetta di legno.
Di tanto in tanto si vedevano gatti scheletrici dal pelo arruffato e sporco, con occhi vitrei e accecati dalla fame.
Mi venne una stretta al cuore nel vedere quei poveri felini ridotti in quel modo.
Subito mi chiesi dove fosse il gatto bianco che continuava a seguirmi ovunque andassi, persino all'interno dei cancelli del circo.
Con mia grande sorpresa sentii trascinarmi lateralmente da qualcuno che mi afferrava saldamente il braccio.
Mi voltai trovando la spalla di Lain vicino alla mia e mi rilassai seguendolo in mezzo al trambusto.
Si muoveva con sicurezza senza mai toccare la gente vicino a lui, che sembrava scansarsi automaticamente avvertita la sua presenza o incrociato il penetrante sguardo.
-Seguimi e cerca di non separarti altrimenti finirai per perderti- mi disse voltando il viso nella mia direzione.
Sentii una calda sensazione al petto e la mente si annebbiò un poco sentendo il tono di voce calmo e caldo che usava.
Con la punta della scarpa urtai un sasso che sporgeva dal ciottolato della strada e cercai un appoggio stringendo il braccio di Lain, nel tentativo di non cadere.
Ritrovata stabilità velocemente abbassai la testa in segno di scusa e imbarazzo per tutte le brutte figure che continuavo a fare.
Più cercavo di sembrare forte e costante, più sembravo piccola e indifesa.